Qatar 2022, l’altra faccia del Mondiale. La competizione comincia tra polemiche e disappunto, ma il torneo cambia la morfologia di un Paese.
Diritti umani, ma anche ostacoli da superare. Il Mondiale in Qatar non è solo una questione etica che divide, ma resta anche e soprattutto un interrogativo da risolvere. La scelta del Medio Oriente per il Campionato del Mondo ha fatto – e continua a far – discutere per temi contingenti alla manifestazione: i guadagni ci sono, 17 miliardi di dollari nelle casse della FIFA, ma a quale prezzo? La domanda resta come un mantra che di salvifico ha ben poco e risuona come l’anticamera dell’infelicità.
Un Paese proibizionista nel DNA (al punto che anche la birra diventa un problema) non ferma la macchina organizzativa della Coppa del Mondo: Infantino, nel tentativo di mitigare lo scetticismo, dice che l’Europa dovrebbe imparare dal Qatar. Anche se la lezione rischia di essere indigesta: l’architetto Luca Filidei spiega che il problema, prima ancora che etico, diventa strutturale.
Qatar 2022, il problema è anche architettonico
Al fischio finale dei Mondiali ammortizzare tutte le strutture sarà il vero rebus con cui la cittadinanza dovrà convivere: i lavori, terminati in tempo record e condizioni disumane (come dimostra un’inchiesta dettagliata da parte di Irpimedia), dovranno essere gestiti anche dopo la fine della manifestazione. La città di Doha diventa centro nevralgico del mondo sportivo, politico e sociale per qualche settimana. Dopo tutto questo, tra polemiche e aspettative, cosa succede?
La morfologia della città cambia totalmente. Infatti, come attesta la tesi proposta nell’analisi di Filidei, a differenza dell’Europeo troviamo un punto focale che districa ogni aspetto di un torneo che avrebbe bisogno di respiro non solo in termini di calendario. L’Europeo itinerante ha insegnato, non molto tempo fa, che è importante dare ampiezza a un contesto internazionale.
Come cambiano le strutture
Il Qatar non è detto che riesca a garantire tutto questo: persino Blatter ha puntualizzato dicendo “In effetti il Qatar è troppo piccolo”. Conferma che molti avrebbero avuto già da tempo. UEFA e FIFA, però, non stanno scoprendo l’acqua calda: lo sapevano già. Allora cercare di capire che metodo adotteranno è quantomeno doveroso, oltre che utile per comprendere le prospettive dell’immediato futuro.
Il Qatar, nella fattispecie, è una realtà da quasi 3 milioni di persone. La maggior parte di queste residenti nella Capitale. La necessità di accendere i riflettori a livello internazionale – dopo le partnership con la Serie A (celebre l’appuntamento con la Spuercoppa) – attraverso un Campionato del Mondo dotato di “strutture ausiliarie” che devono servire da specchietto per le allodole.
Le conseguenze dopo il fischio finale
Vetrine in movimento per tutti coloro che afferiscono da altri luoghi: il Mondiale in Qatar, infatti, necessita di una strategia particolarmente intrecciata che unisce calcio e quotidianità. Stadi, ma anche strutture ricettive e ricreative: aeroporti, alberghi, centri di aggregazione. A disposizione con costi importanti. Alla fine di tutto le strutture verranno smantellate: gli stadi a capienza ridotta e ogni cosa ridimensionata. La struttura qatariota – riguardo agli impianti – non è permanente. Molte cose verranno portate via. Anche per quanto riguarda quel che accade fuori lo stadio. Comprese le attività inerenti alle partite.
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Il proposito – in altre parole – è come quello riguardante il Giubileo a Roma: una mobilitazione globale, ma senza la pretesa di lasciare nulla a posteriori. Montare e smontare, per usare un eufemismo, tutto comporterà ulteriori emissioni di Co2 oltre ad un impatto sull’architettura circostante affatto trascurabile. Il Qatar sicuramente favorirà un certo numero di incassi, ma le conseguenze dopo il fischio finale potrebbero essere devastanti. Soprattutto per la mole di lavoro lasciata insoluta e senza considerazione: una clessidra che comincia a svuotarsi, questo resta di una corsa contro il tempo che potrebbe essere tutt’altro che galantuomo tra sprechi e occasioni perse.