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Juventus, dalla Champions al carcere: la storia straziante

Juventus

Juventus non è solo il nome di uno dei più grandi club d’Europa ma anche il club dove qualcuno ha sognato per poi finire in carcere.

Intraprendere la carriera da calciatore professionista è un qualcosa di meraviglioso. E’ un sogno che si realizza. E’ l’obiettivo che tutti i bambini hanno ma che non spesso si raggiunge. Come dice una vecchia canzone, uno su mille ce la fa. E in effetti è vero, per motivi diversi, non sono i tanti a sfondare in questo sport. Vuoi per capacità tecniche o fisiche, vuoi per infortuni o per questioni caratteriali o comportamentali o semplicemente, perché in quel momento la dea bendata non è dalla tua parte.

Juventus
Juventus (TVPlay)

Sicuramente, la buona sorte è stata dalla parte di Michele Padovano che, tra gli anni ’80 e ’90 ha avuto modo di dimostrare tutto il suo valore come calciatore, togliendosi molte soddisfazioni soprattutto con la maglia della Juventus. Il punto più alto della sua carriera fu la Champions League conquistata a Roma con i bianconeri contro l’Ajax. Un vero trionfo, che andava a ripagarlo di anni di sacrifici e duri allenamenti.

Juventus, dalla Champions al carcere

La vita di Padovano, purtroppo, non è stata però costellata di grandi soddisfazioni anche al di fuori del calcio. Difatti, dal sogno Champions League è passato all’orrore del carcere per l’accusa di traffico di droga. Un’accusa pesante, che gli ha tolto i migliori anni della sua vita e che lo ha reso solo perché, purtroppo, tutti coloro che sembrano amici, nel momento del bisogno si sono allontanati.

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Padovano (TV Play)

A parlarne al ‘Messaggero’ è stato lo stesso ex calciatore che ha detto: “Si, e tante porte si sono chiuse. Ho perso tutto quello che avevo: proprietà, soldi e fama. Cercavo lavoro e a parole erano tutti gentili e collaborativi ma nel loro occhi leggevo il pregiudizio. Molti si spacciavano per amici, ma non lo erano“.

Momenti difficili per l’ex bianconero che, dai fasti del grande calciatore, ha dovuto affrontare il terrore del carcere che ha raccontato così durante l’intervista: “Tre mesi. I primi dieci giorni a Cuneo: non potevo parlare con nessuno e nemmeno farmi una doccia. Sembrava avessero arrestato Pablo Escobar. Poi mi trasferirono a Bergamo e lì incontrai una grande umanità. Ero spaesato e il mio compagno di
cella mi ha aiutato molto. Ancora oggi ci scambiamo qualche messaggio“.

Ciò che ha passato Padovano, ha fatto sì che il mondo del calcio si allontanasse da lui, tranne due persone. Questo aspetto, l’ex calciatore lo ricorda molto bene e lo evidenzia ancora oggi: “Solo due persone hanno continuato a credere in me: Gianluca Vialli e Gianluca Presicci. Quando mi hanno arrestato, Vialli chiamava tutti i giorni mia moglie. Era una una persona e un amico, so che che oggi sarebbe felice per me. Mi manca molto“.

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