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AVV. ANDRIANOPOLI: “CASO JUVE, LA CLASSIFICA DELL’ANNO PROSSIMO POTREBBE VEDERE PENALIZZAZIONI”

Francesco Andrianopoli, avvocato, è intervenuto ai microfoni di TVPLAY_CMIT.

Agnelli e i dirigenti della Juventus
Agnelli e i dirigenti della Juventus (Ansa Foto – tvplay.it)

“AUSPICO SI ARRIVI A UN PATTEGGIAMENTO DEFINITIVO” – “È una pronuncia non definitiva che rimette in gioco tutta una serie di considerazioni, non sappiamo quante ancora, una parte di quanto detto dalla difesa è stato accolto e sarà rimesso all’autorità giudicante. Per ora abbiamo solo uno striminzito comunicato, attendiamo le motivazioni per capire qualcosa di più rispetto alla decisione del Collegio. Poi il prossimo grado potrà determinare sia un annullamento della penalizzazione, una conferma, o, che io auspico, un patteggiamento definitivo di una pena per evitare che il problema si prolunghi anche nelle prossime stagioni sportive”.

“POSSIBILE CHE LA CLASSIFICA DELL’ANNO PROSSIMO VEDA PENALIZZAZIONI” – “Sicuramente è una possibilità quella che ci siano penalizzazioni l’anno prossimo. Si è sempre partiti guardando la classifica parlando di quanto sta accadendo, ma sono i si dice di chi ha guardato l’udienza, ma prima si decide quale sia la norma violata e poi si vede. Una volta decisa la sanzione da erogare se vedi che non è afflittiva la rimandi all’anno successivo”.

“LA PROSSIMA SENTENZA ARRIVERÀ A MAGGIO, POI DIFFICILE FARE PREVISIONI” – “La prossima sentenza dovrebbe arrivare entro la fine della stagione sportiva, quindi 30 giugno. Però le variabili sono tante, possono esserci nuovi patteggiamenti, nuovi ricorsi al Collegio di Garanzia. La prima decisione arriverà sicuramente entro la fine della stagione sportiva, poi però è difficile fare previsione”.

“CONCETTO DI PENA AFFLITTIVA MALINTERPRETATO” – “Il concetto della pena afflittiva è previsto dalla Giustizia Sportiva, nella vulgata popolare lo si è interpretato erroneamente come il ti deve togliere qualcosa, ma non è così. Il codice ti dice semplicemente che non dev’essere una pena inutile, ovvero quando per esempio sono a fine campionato, ho tre punti di vantaggio su chi è dietro di me, me ne togli due e resto davanti. Le pene restano le stesse, perché sono legate ai soggetti coinvolti, se la pena non è afflittiva allora la applichi alla stagione successiva, ovvero la prossima, così sarà afflittiva. Questo ragionamento qua è importante, viene fatto a bocce ferme, vale anche per le singole partite, se io subisco una pena che mi impone una sconfitta ma ho perso con un risultato più largo, il codice ti dice di omologare il risultato più pesante, non omologhi il 3-0 a tavolino, sarebbe omologato un vantaggio. Poi c’è questa voce che parla di un Chinè che in udienza avrebbe detto che bisognava dare un -15 alla Juventus affinché finisse sotto la Roma, io questo non l’ho sentito e non l’ho visto negli atti, sicuramente se fosse accertato sarebbe grave. Se io sono terzo e divento quarto è afflittivo, non è afflittivo se non incide sulla posizione di classifica, in quel caso si va alla stagione successiva”.

“LA UEFA TENDE A SPINGERE LE SOCIETÀ A COMPORTAMENTI VIRTUOSI” – “Per quanto riguarda le sanzioni alle società le normative UEFA sono distinte da quelle italiane; quindi, la UEFA può sanzionare per motivi che in Italia non abbiamo ritenuto validi e viceversa. L’approccio europeo però è differente, c’è tutta una serie di camere e organismi che in un’ottica di quella che è la filosofia dell’ambito sportivo non è punire o reprimere, ma spingere la società a comportamenti virtuosi, quindi ci si siede attorno a un tavolo e si fanno i famosi settlement, se non li rispetti allora poi ci sono conseguenze. Il problema plusvalenze si può risolvere con una sola riga, ovvero stabilendo che si può fare una sola operazione alla volta con una squadra affiliata alla FIGC, la Juventus vuole un calciatore del Lecce? Lo paga e poi basta, niente scambi e per un anno non ci sono altre operazioni tra Juventus e Lecce”.

“SANZIONI NON IN LINEA CON LO STORICO DI CASI SIMILI” – “Sul discorso Cherubini, astraendomi dal discorso Juventus o non Juventus, se io la valutassi dal punto di vista delle singole persone in questione sarebbe una pessima notizia. Il problema di questa sentenza non sono stati i ragionamenti alla base della sentenza della Corte Federale erano corretti, ma la sanzione, che era un po’ strampalata perché non era in linea con lo storico di sanzioni date in casi del genere. Dal punto di vista delle sanzioni ai dirigenti anche quelle non sono in linea, sono stati sanzionati più pesantemente rispetto allo storico. Se io sono stato condannato per plusvalenze artificiali con valori gonfiati di giocatori non è la prima volta che succede, ma questa è stata sempre stata sanzionata con pesanti pene pecuniarie e qualche punto in classifica, tipo 3, come si spiega il -15? Il numero di dirigenti coinvolti non incide, funzionasse così se ho pochi dirigenti so già che rischio poco e poi è anche improbabile che in una società i dirigenti della parte sportiva e quelli della parte economica non parlino; quindi, coinvolge sempre automaticamente tutta la società”.

“NON È LA MOLE DI PROVE A DETERMINARE LA PESANTEZZA DELLA PENA” – “Senza le motivazioni non possiamo saperlo, credo che il mancato accoglimento del ricorso per Cherubini abbia alle base delle intercettazioni. Credo che ciò che abbia fatto deragliare tutto dai canoni della consuetudine sia l’intercettazione, che però non cambia il fatto contestato, è una prova che non incide sul fatto, se io contesto di aver rubato diecimila euro il tutto si dipana sul provare che lo abbia fatto o meno. Se io ho una testimonianza che viene ritenuto una prova valida viene condannato a un anno, se al posto di una ne ho cento allora sempre un anno viene comminato, non è la mole che determina la pena, il reato contestato resta quello. Da un lato è sbagliato parlare di mole inquietante come ha fatto la Corte, in secondo luogo non è che chi ha intercettazioni subisce una pena e gli altri no, non è un metro di valore o di peso della sanzione”.

“UNA FORZATURA PASSARE DA 800 MILA EURO DI MULTA AL -9 NELLE RICHIESTE” – “Sì, ha avuto senso ed era inevitabile, i capi d’imputazione quelli sono e la Procura lavora con quel che ha, lavorando su certi binari, nel momento in cui formula un capo d’imputazione resta in quel capo d’imputazione e non può farlo rientrare in altro. Anche far rientrare tante cose nel primo processo è stato forzato, ricordiamoci che la prima richiesta su questo processo da parte di Chinè era da 800 mila euro, poi si è passati nello stesso processo alla richiesta del -9”.

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