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Napoli, De Laurentiis invoca la legge Thatcher: ecco di cosa si tratta

De Laurentiis

Il presidente del Napoli De Laurentiis ha parlato della legge Thatcher per il nostro calcio: in che cosa consiste.

Botte, fischi e tristezza. Si può riassumere così la grande disfatta di domenica sera del Napoli, in campo, ma soprattutto sugli spalti. La squadra di Spalletti ha sicuramente vissuto la sua peggior serata della stagione e quella che doveva essere una festa si è in realtà trasformata in tutt’altro.

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Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis – TvPlay.it

La sconfitta contro il Milan è diventato solo uno spettacolo secondario rispetto a quanto successo sui gradoni del Maradona, quando i tifosi di casa si sono resi protagonisti di alcuni spiacevoli eventi, prima e durante il match. Ad originare le polemiche e le proteste è l’impossibilità di portare all’interno dello stadio bandiere, tamburi e tutto ciò che possa simboleggiare la tifoseria.

Situazione che si sta portando avanti da diverso tempo e per la quale gli ultras del Napoli hanno voluto esprimere in maniera piuttosto focosa il loro dissenso. Nel mirino c’è finito il presidente Aurelio De Laurentiis, ovvero colui che ha dato inizio ai divieti. Quest’ultimi, ha fatto sapere il numero uno degli azzurri, non saranno modificati.

Cos’è la “legge Thatcher”

Dopo quanto successo domenica sera, il presidente Aurelio De Laurentiis è tornato a parlare in un convegno organizzato al Coni dalla Lega Serie A. “È una storia che dura da 50 anni. Finché non si prende la legge della Thatcher e la si mette mutuandola in Italia avremo sempre questi problemi. Perché quelli non sono veri tifosi. Sono delinquenti ai quali si permette di andare allo stadio e mortificare chi sostiene davvero la squadra con degli episodi che sono davanti agli occhi di tutti”.

'legge Thatcher'
Stadi e la ‘legge Thatcher’ – TvPlay.it

Ma in cosa consiste la “legge Thatcher” evocata dal presidente del Napoli? Si tratta di una legge adottata dal governo britannico di Margaret Thatcher a cavallo tra gli anni ’80 e ’90. In quel periodo, infatti, nel Regno Unito sorse l’esigenza di sradicare la violenza degli hooligans e garantire sicurezza, comfort e tranquillità all’interno degli stadi. Il governo agì proibendo le bevande alcoliche negli impianti da gioco, rafforzando le barriere e le recinzioni per dividere le tifoserie avversarie.

Successivamente fu emanato il Football Spectators Act del 1989, che ebbe lo scopo di identificare gli individui protagonisti di disordini in concomitanza con le partite, sia nel Regno Unito che all’estero. La legge prevedeva originariamente la schedatura dei tifosi, ai quali sarebbe stato concesso una specie di “tessera del tifoso” per assistere alle partite in trasferta soltanto in presenza di alcuni requisiti. Questo sistema, tuttavia, non venne mai attuato nella sua forma completa e fu ritenuto controproducente perché troppo macchinoso.

Fu poi il giudice Peter Taylor a suggerire una serie di riforme che aumentarono la sicurezza negli stadi. Tra queste l’abolizione dei posti in piedi, l’abbattimento delle barriere e che a ogni biglietto venduto corrispondesse un seggiolino numerato, dove lo spettatore avrebbe avuto l’obbligo di guardare le partite, sempre seduto.

 

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